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Commento al libro “GIADA”, di Enrico Superina, articolo di Aldo Del Gaudio, inviato speciale da Roma
Al bromuro. Scritture che s ‘odiano. Di una repulsione fedele a se stessa. Uguale e contraria. O s’amano. Un amore gentile, strutturato. Pura coscienza, rarefatta. Il libro di Enrico Superina. Eppure, l’ambivalenza di chi legge. Nell’abitudine declinata in ebetudine. Sorge di trame drastiche. Dicotomia? Possibile, probabile. Ancora e ancora. Chi s’investe di cose desideranti. Quel lettore, il suo vivere d’abissi sessuali, perfidie a tasso alcolico, smaciulli d’anima. Chi scontroso, in ribasso a perdifiato nel risucchio. Scontato mai abbastanza. Lussuria troppa in morale meccanica. Asfaltata. Micidiale.
Bella questa sua frase – mia figlia di 11 anni: una giovane donna che sfida i propri demoni con il coraggio di un gladiatore e l’astuzia di un guerriero omerico ( Superina ). Centrata, per benpensanti e malpensanti. Vorrei leggerlo. Ecco Giada, lei. La sua copertina bianca. Come Giada, come era. In francobollo di gambe femminili finite in un brutale collant sfatto. Sforacchiato. Di una poco utile malvagita’. Gia’ da. Da quanto? Gia’, proprio cosi’…
Ma dagli altri, please, tutti noi, dare ascolto. Riconoscere in questa figurina di donna, il futuro nel presente. Lazaro veni foras. Intuito ed invenzione. Di Giada. Piedra de la ijada, pietra del fianco. Capta ogni male. Vivemuore nel male. Lo dissolve in cruda consistenza di saperi e d’infiniti. Decide di non avere figli ” Avrebbe finito per divorarli. Divorarli per troppo amore “. Profondissimo nelle vene di Giada Leveraux. Nata a Milano, il secolo scorso, 30 anni. Nomade in fenomeni estremi. E serena dopotutto. Alter ego – annullato ed un io ritrovato – del suo conductor, Maestro Superina. Acqua infetta la battezza. Cristo nero. Tutto il suo dolamore. E timore necessario e nessuno. Un procedere dialogico affine al piu’ selvaggio degli slang. Urticante. Universale. Trame simboliche vengono giu’ da subito, dichiarate. Kurt Cobain: nessuno muore vergine, la vita ci fotte tutti. E d’ Alda Merini poeta coglie : ho ammazzato tutti i miei amanti/perché volevano vedermi piangere/mentre io ero soltanto felice. La vita toglie ” perché tutti i miei amanti – reali e non – volevano vedermi piangere “. Risonanza uomo, grido dell’umanita’ tutta. Inappartenenza di amanti. Nostri i diamanti. Beffa in corso. Nell’infelice felicita’. Si passa per veleni, d’antidoti.
E intanto – saremo Superina? – un copyright interamente d’autore. Elisione editing dal versante formale. La scrittura che torna e si ritorna. Pone interrogazioni. Lingua acuta? Si. Cocciuta? Come no. Prolissa? Magari. Fusione di romanzo social. Analisi e narrati. Sentiri di uomini che l’hanno toccata nelle parti intime. Smuovono coscienze. Violano pensieri d’anima. Violentano volonta’. Nell’aldilà dell’androginia.
Self pubblishing, il metodo oggetto d’amore. Niente editore, niente distribuzione eterodiretta. Un copyright tutto mio. Libro dei sentieri. Libero in creazione d’individuo.
ALDO DEL GAUDIO
LEONARDO DA VINCI e il suo mondo.Considerazioni e riflessioni di Aldo Del Gaudio,inviato speciale da Roma per tele-in-liguria-webtv.com
Di un Dio sollevato
Di un Dio sollevato, solerte, sorridente. Ingegnere di Corte. Fondatore del vento, dell’acqua imitator. Industrie di fuochi infine fatui. Macine e macine di luoghi, tempi e sacri. Prendi di qui. Svolta di là. Tornanti del futuro. Futuro cortese, fioccato di Rinascimento. Leonardo. Pausa d’oltralpe,cieloterra pausa. Nient’altro che. Pausa. Come adagiarsi imbelli nella diaristica e comportamentistica nostrane, lorstrane, del conoscitore sia imbonitore! Leonardo perché. Non, in che modo. Voce di quotidiano leonardire. Pessimo l’italiano. Ma si, verbo. – Ognuno ancora inadeguato. Osservare? Contemplare? Elaborare? L’uno dell’altro, inconscia strategia. Ripropone silenzio – Né sostantivo, mai più aggettivo. Di fronte a. Sulla fronte, dove pensi, rifletti – riflesso della Camera degli specchi, mai realizzata. ” Quel omo che si troverà potassi vedere per ogni suo verso infinte ( già, infinite perché non finte pure! ) volte e con infinita bellezza. Perché non vede la imaginazione – imago – più grande eccellenza, qual vede l’occhio umano ” Avere, mismo tempo, infiniti punti di vista. Invece discetti.
Desidero non il racconto di Leonardo. Universali di talenti. Competenze. Si mira e neppure si ammira. No. Leonardo via, Leonardo piazza, Leonardo vita. Città Leonardo. Uomini Leonardo. Lumen Leonardo. Ho trovato Leonardo. Il mio. Leonardo Leonardo.
Qui in unico e attraente, l’istante s’avvia. Qualsiasi Expo. Mostra, Evento a lui dedicato. Una dedizione, proprio. Dimostrata da ” Leonardo Da Vinci. Il Genio e le invenzioni. Le grandi macchine interattive “. Un titolo un limite, una trasformazione. Da invenzioni, interazioni. Volo: Uno dei tanti espressi, materialmente realizzati dall’Evento proposto in Roma. Palazzo della Cancelleria, sino a Marzo 2016. E già allestita dal 2009. Oggi in ” New Dimension ” dal 27 Novembre, con ausilio d’ologrammi animanti azione e movimento delle macchine.
Dono di Dio? Vasari. Bello a dirsi. Fulmine, ma.. Manifestazione di Diouomo. Scempio se uomo Dio. Meccaniche conseguenze. Non competenze. Neppure idrauliche. Anatomiche. Si azione e reazione: Moto perpetuo. Fisica. Chimica. Esoterica. ” Capisce che un’elica può poggiare sull’aria. Crea l’elicottero. Il suo è il primo carro armato. Disco volante ancestrale. Giocondi dischivolanti. Per l’invenzione e per l’azione. A coprire fanteria.
Se poi miglior artista fu della bottega del Verrocchio, in Firenze – assieme e prima del Botticelli, Perugino e Ghirlandaio – dipinge incarna La Gioconda, L’Ultima Cena e finale quadro, San Giovanni Battista dove, per Picasso, Da Vinci promette il Paradiso. Guardate quel dito levato! E Gadda, nel ’39, dice di un Bacco angelizzato, privo di polarità sessuale. Angelo ironico senza croce. L’unico santo, Giovanni Battista – oltre la Madre del Signore – di cui si celebra la nascita al cielo, e quella secondo la carne. Il più grande tra i Profeti. Additò l’Agnello di Dio. E Leonardo non se ne separò facilmente. Perché? Tutto cio’, tutta vita, Puro incidente. Accidente puro. Così come ad umani sentiri. Dell’umano agire.
L’intuisce anche l’idea archimedica di Genius che realizza queste 47 macchine di Leonardo in scala. Visibili e toccabili, tranne diversa indicazione, per l’intero percorso. Che termina nel profondo. Di un laghetto – piscina preesistente: Nuota col suo braccio palmipede in lungo, tra le più dementi monetine. E Leonardo illumina: Medicina, ripareggiamento dei disequalati elementi. Malattia, discordanza d’elementi fusi nel vitale corpo. Fusione del diseguale. L’arco della medicina. Attacco della malattia. E poi c’è Keope, silhouette estetica, minimale. Derivata. Ma del nostro ricercator contemporaneo Maffei. Premiata al MOMA di New York per forma e funzione. Dice come la modulazione meccanica multifocale, con la stimolazione uditiva, genera un reset delle memorie comportamentali fisiologiche. Verso una terapia olistica globale.
Aldo del Gaudio