Nella foto lo scrittore Enrico Superina
Nato a Genova, ha vissuto un periodo a Londra. Giardiniere e maschera in un cinema porno di Soho. Poi in Congo per il commercio del caffè. In seguito, tornato in Italia, insegnante di Lettere. Al 2005 risale il suo primo romanzo Professione vigilante.
Incontro Enrico Superina, autore di Giada, seconda sfida letteraria anche nel metodo, con il mio commento per Tele in Liguria web tv. E anteprima, in esclusiva, il suo terzo.
La scelta del self pubblishing. In alternativa ai sistemi editoriali classici. Quali pro e contro. E il lavoro di editing a chi e’ affidato?
S.Oggi con il 90% degli editori non hai alcuna visibilità. Il self pubblishing ha almeno il vantaggio di ordinare il libro senza limiti di tiratura. Ma secondo richiesta (un piccolo editore magari ti stampa 100 copie, che l’Autore deve acquistare. Poi non ne stampa più. Neppure se l’implori. il lavoro di editing lo fa l’autore stesso.
La lingua cruda del tuo romanzo, descrivere nei dettagli, con ben poche metafore pertiene all’iperrealismo congenito di soggetti erotici e/o borderline o invece, sara’ l’asse dei tuoi futuri romanzi?
S. l’iperrealismo è stata per me solo una fase, non mi piace “collocarmi”, infatti il terzo romanzo avrà argomento e stile molto diversi. il terzo libro, come tema la maternità surrogata. Un tema già trattato da Melania Mazzucco in Sei come sei, romanzo di rara bellezza e profondità; io gli darò un taglio più “fantastico”, Centrale, il rapporto virtuale tra madre biologica e figlia, che ovviamente non si conoscono, descrivendo quel tipo di rapporto empatico che vivono, ad esempio i gemelli monozigoti.
Fino a che punto il personaggio di Giada – la protagonista – fa da alter ego androgino. Piu’ autobiografia o piu’ invenzione?
S. Eterna questione, sulla quale concordo con chi dice che ogni romanzo è anche una sorta di autobiografia. Giada illumina ed esprime la mia parte femminile. Il discorso è complesso, ma la sintesi può essere questa: ogni persona è ambivalente, ha dentro entrambi i generi; forse lo scrittore è colui che “sente” la propria parte femminile meglio degli altri.
La tua esperienza. Al tuo secondo romanzo, come è perché hai cominciato a scrivere? Cosa toglie, cosa da’. Un suggerimento per giovani ipotetici scrittori.
S. Si comincia a scrivere come si comincia a camminare, per istinto. Poi la cosa evolve, ma l’impulso a farlo resta qualcosa che deve arrivare da dentro. L’unico suggerimento è quello di essere curiosi di tutto, perché in un romanzo deve starci un mondo, e un mondo è pieno di dettagli che devono essere osservati. La scrittura si differenzia dalle altre “arti”, perché la apprendiamo fin da piccoli, per cui il “salto” dallo scrivere come tutti allo scrivere con il tuo stile è enorme e difficile.
Quanto ti convince il mondo paraletterario dei social network? Penso ad After, romanzo in classifica, ma avviato on-line come esperimento di scrittura collettiva
S. Sarò banale, ma i social network sono un’opportunità, non vanno certo demonizzati o trattati con snobismo. Detto questo, rispetto a prima trovi di tutto, e ciò costringe a una maggiore capacità di discernimento. è una palestra.Siamo in era digitale, sfinitamente interconnessi ma l’e-book e’ rimasto una tendenza. Anzi negli States e’ in regresso. Che idea te ne sei fatto?
S. Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello “legge” il video in modo liquido, effimero, non riesce a “fissare” la parola. Questo toglie potenza alla pagina narrativa, e infatti l’ebook non solo non è decollato, ma sta subendo un calo. Discorso diverso per la saggistica e la manualistica. Ovvero. l’ebook va bene per estrapolare dei concetti e dei “dati”, ma non è adatto a sostenere il “filo narrativo”, perché in quel caso il cervello “perde il filo”…
ALDO DEL GAUDIO